ITALIAN MOUNTAINS

COLLE D'ATTIA

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1 novembre 2015

Superata da poco la frazione Cresto di Ala di Stura si incontra una stradina asfaltata che sale ripida sulla destra; percorso circa 1 chilometro si lascia l'auto alle prime abitazioni della frazione Piano dei Cesaretti (quota 1230), proprio dove inizia la strdaina poderale, chiusa da un cancello, che conduce a Pian Fé e Pian Sarpeis.

Percorso circa un chilometro della stradina, si arriva alla palina che segnala l'inizio del "sentiero di Megiurin", che si imbocca lasciando la poderale.
Il sentiero percorre un lungo tratto quasi pianeggiante in costa all'interno di un bel bosco di faggi in forte pendenza, poi scende brevemente per superare il ruscello e risale fino a raggiungere la grande spianata di Pian d'Attia.

La spianata ospita un gruppo di baite ben tenute, e abitate a inizio e fine estate dai margari, che nei mesi centrali dell'estate salgono poi agli alpeggi in quota, il più grande dei quali è l'alpe d'Attia.
Il luogo è bello e assai suggestivo, e merita a mio avviso una sosta non superficiale.

Pochi metri sopra le costruzioni di Pian d'Attia si lascia il sentiero di Megiurin, che volta decisamente a sinistra per raggiungere Pian Fé, e si prosegue in forte pendenza sul sentiero per l'Alpe d'Attia.
Questo sentiero fino a pochissimi anni fa attraversava uno dei più bei boschi di faggi di tutte le valli di Lanzo, ma ora del bosco è rimasta solo la parte alta, che serve comunque a dare un'idea di ciò che si è perduto.
Io non contesto il diritto di chi è proprietario di un bosco a ricavarne un reddito con l'abbattimento, ma andrebbe fatto in maniera totalmente diversa; ci vorrà un secolo prima che il bosco ritorni al suo precedente spendore.
Fino a che gli abitanti (e gli amministratori pubblici) di queste valli non capiranno che il territorio è la loro unica ricchezza (e certo non nel senso di depredarlo come stanno facendo) queste zone rimarranno depresse: altre valli lo hanno compreso (non solo in Valle d'Aosta ma anche ad esempio alcune valli del cuneese), e stanno cominciando a trarne frutto. Certo è più semplice e immediato razzolare ciò che il territorio offre, senza pensare sul lungo periodo, ma continuando così le valli saranno sempre più spopolate e senza prospettive per il futuro.

Basterebbe poco: invece di tagliare un bosco una volta ogni mezzo secolo, lasciando dietro di sè solo le cosiddette "quinte" (vale a dire una pianta su cinque, che poi è un conteggio teorico e mai rispettato), bisognerebbe che un esperto in selvicoltura segnasse le piante da tagliare almeno una volta ogni 15-20 anni, e il bosco ne trarrebbe persino beneficio. I nostri antenati ben lo sapevano, e "coltivavano" il bosco in maniera saggia e non distruttiva: ora la logica del profitto, l'uso di macchinari di grosse dimensioni, il disprezzo per tutto ciò che non rende tanto e subito lasciano dietro di sé ciò che si può ben vedere percorrendo questo sentiero.
Conseguenze? un territorio devastato, un profitto che non verrà rinnovato per almeno tre-quattro generazioni. L'intelligenza è un'altra cosa ...


Si raggiunge la parte intatta del bosco poco prima della grande radura dell'Alpe d'Attia, che si apre allo sguardo appena usciti dal bosco di faggi: il colle è proprio dietro l'alpe, nell'avvallamento sul fianco destro del monte Doubìa.
Dall'alpe si dipartono due sentieri: sulla sinistra si raggiunge, dopo un lungo e non banale saliscendi Pian Sarpeis, sulla destra si sale verso colle d'Attia: il sentiero è ben segnato, non ci sono possibilità di sbagliare strada se non in presenza di neve alta; in questo caso se il percorso non è segnato è preferibile salire solo se si conosce il tracciato, che percorre in costa e con ampi tornanti il pendio a tratti assai ripido.
Passati a fianco di un gruppo di rocce che spicca chiaramente dal basso, si dovrà ancora percorrere un breve tratto in falsopiano per raggiungere il colle vero e proprio, a quota 2105.

Ritorno per il percorso di salita.

Dislivello 900 metri circa, compresi i brevi saliscendi
Difficoltà E in estate, E+ su neve
Note: la discesa dall'Alpe d'Attia può diventare scivolosa in caso di pioggia, per i grossi accumuli di foglie di faggio sul sentiero


Mappa satellitare attiva della comba che dall'Alpe d'Attia sale al colle


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